venerdì 29 febbraio 2008

Canonicato e San Rocco Della Valle Jappellj


Attualmente l’azienda produce vini da uve Aglianico (Canonicato) e Pallagrello Nero(San Rocco), i cui vitigni sono entrambi autoctoni della Campania. Si è cercato di ottenere prodotti che abbiano una elevata concentrazione, grado alcolico, e ci si è sforzati nell’esaltare le qualità aromatiche. L’affinamento avviene per periodi non inferiori ad otto mesi, utilizzando pregiate barriques di rovere francese. Con questo abbinamento aromatico sono conferite ai vini delle qualità olfattive a tratti insolite, complesse, che mettono in mostra le potenzialità dei vitigni e che permettono di poterli annoverare fra i più importanti vitigni internazionali.

Vigna Camarato Villa Matilde

Descrizione:
Colore: rosso cupo e profondo.
Profumo: intenso e di grande persistenza, dominato da sentori di frutti di bosco rossi e neri, pepe, note di cioccolato, caffè, liquirizia, vaniglia che formano un insieme di grande complessità, finezza e morbidezza.
Palato: di ottimo corpo e carattere, vellutato, morbido, elegante, fresco e persistente.
Riconoscimenti:
5 Grappoli A.I.S. nel 1995, '97, '98, '99, 2000, '01, '03.
Premio Gambero Rosso: .
3 bicchieri nel 1995, '97, '98, 2000 e 2001; 2 bicchieri nel 1985, '88 e 92; 1 bicchiere nel 1990.
Premio Luca Maroni: vino frutto nel 1998, '99, 2000, 2003.
Premio Veronelli: super tre stelle nel 2003.
Premio Corona assegnato da Vini Buoni d'Italia nel 2003.

Camarato

Osteria La Lanterna

La Lanterna
Maccheronia/ Mugnano del Cardinale,
una vocazione in cucina
Irpinia da leccarsi i baffi: nove antipasti, tre zuppe, gli ziti «accannati» e il fiore di zucchina al cioccolato come dessert



«... Questo, che altrove chiamano "il benvenuto", noi lo chiamiamo 'o 'ntrattiene». E c'è davvero di che intrattenersi: il piatto contiene un gambero in pastella al nero di seppia con alici di menaica e provola, mentre nell'annessa tazzina da caffè è servita una vellutata di patate e colatura di alici, guarnita di pepe bianco e di Sechuan. Ad allietare visivamente il tutto, un collage di quattro quadratini di peperone cromaticamente alternati con grazia mondrianiana. Un nome come tanti, «La Lanterna», illumina la cucina che non t'aspetti: perché in questo piccolo locale dell'Irpinia «napoletana», dopo 'o 'ntrattiene il patron Marco Ferrara comincia a distribuire gli antipasti, uguali per tutti ma che ogni giorno variano in base al mercato e all'estro della chef.
Oggi gli assaggi sono 9, uno meglio dell'altro, e vediamo se me li ricordo tutti: da sinistra a destra in senso antiorario incontro il sedano rapa con soppressa e ricottina, il peperone imbottito, la barchetta di patata con purea di friarielli e cavoletti, la parmigiana di melanzane, la verza farcita, il superbo tortino di zucca, l'involtino di zucchine con dentro Seirass e formaggio sotto cenere, una strepitosa colata di ricotta tartufata, mentre al centro campeggia un formaggio della piana di Avellino, una specie di frico ricoperto da sicule mandorle amare. La prima impressione è di stupore, condiviso dallo stesso Ferrara: «Il menu non c'è perché non riusciamo a star dietro alla creatività di Luisa». Luisa è Luisa Evangelista, la sua compagna un tempo titolare del «Patriarca» dove ha preso confidenza con i grandi numeri, ma che ora può sbizzarrire il suo talento per 26 coperti (inutile tentare la sorte senza prenotazione), un pugno di tavoli occupati da clienti folgorati sulla via di Mugnano che tornano per condividere con parenti e amici la scoperta.
Luisa, sorridente macchina da guerra dei fornelli che non si toglie gli orecchini a pendaglio neppure per cucinare, qui fa tutto, anche il pane: oggi tartufo, spinaci, noci (quello cafone lo compra. Per ora). E per ora, malgrado una folta e ben scritta lista dei vini e le decine di bottiglie che affollano gli scaffali, noi ci accontentiamo del Fiano locale (etichettato, non commercializzato) prodotto dallo zio di Ferrara. Un bell'accontentarsi, è il Fiano senza trucchi e senza inganni d'una volta che ci accompagna anche nel tour delle zuppe: tre, e te le portano tutte assieme in bianche cocottine. 1)ceci neri (emigrati dalle Murge in Irpinia) e mugliatiello di capretto che qui chiamasi puveriello 2) minestra maritata 3) cremosa polenta di fonduta di formaggi, e scagliuozzo da azzuppare. Tris da bis, ora si ordini e si scaraffi il rosso previsto sui secondi: Lo Scudiero 2001 di Terre Sannite, non affannatevi a ordinarlo perché l'azienda non esiste più e questa sul nostro tavolo era l'ultima bottiglia vivente, però potrete rifarvi con tanti altri campani (e non) scelti con cura. Intanto, però, c'è da tenere a mente i primi che Ferrara elenca a voce, tornando ogni tanto al tavolo per aggiungere l'ultimo piatto che nel frattempo Luisa ha messo in cantiere. Le proposte di tradizione sono tante che le ho scordate tutte, ma l'attenzione si ferma sue due descrizioni che accendono l'immaginazione: gli ziti sono «accannati», cioè accatastati come legna, ma non basta; sono pure impanati e riempiti di verdure e formaggi, e dall'ottima salsa al pomodoro emerge come un faraglione una polpetta degna delle meatballs & noodles dei nostri antenati emigranti. E il baccalà pilo pilo non tragga in inganno per l'assonanza con l'iberico pil-pil: questo qui, fritto con capperi, aglio e bottarga di muggine, si alterna a sottilissime sfoglie di patata. Malgrado la chef, impietosita, ci abbia mandato due soli ziti «accannati» (ma in perfetto equilibrio mediante un supporto di spaghetti fritti) ci limitiamo ad un unico secondo: anche qui gioco architettonico di contrappesi con le tre costolette d'agnello unite a guglia da un filo vegetale, con una mirabile crosta (dico mirabile perché di norma tali croste al taglio si staccano tristemente, e qui no) a cura dell'indigena e squisita nocciola Mortarella.
Irpino anche l'agnello? Certo che no, forse perché solo le costolette irlandesi sono così piccole e maneggevoli. Ma è il dolce che mi seduce definitivamente: fiore di zucchina crudo, ripieno di orzo perlato, castagne, scorzone, il tutto ricoperto di cioccolato. Ortaggi, cereali, tartufi: ma che razza di dolce è? Viene da pensare alle melanzane al cioccolato di Tramonti, ma lì c'è il fritto, qui il crudo... E allora, con l'aiuto del cognac (Château de Beaulon, 12 anni, fornello per riscaldare il ballon), smetto di pensare. E mi abbandono al piacere.
LA SCHEDA DI GROUCHOFIORE
CHI «La Lanterna»
DOVE A Mugnano del Cardinale in provincia di Avellino
COME RAGGIUNGERE Percorrere l'autostrada A16 Napoli-Bari e uscite a Baiano, seguendo le indicazioni per Mugnano del Cardinale. Il ristorante è sito in via Garibaldi 127
Antonio Fiore
21 gennaio 2008

Osteria La Lanterna

Mugnano del Cardinale, Irpinia. Osteria La Lanterna

16/10/2007

Via Garibaldi, 127
Tel. 081 5111134 – cell. 3892715968
Aperto sempre
Chiuso domenica sera e lunedì

Potrebbe sembrare il solito cliché: lui, Marco Ferrara, in sala a declamare a voce il menu del giorno e a consigliare il vino; lei, Luisa Evangelista, confinata in cucina a fare la cuoca. Sarebbe veramente così se Luisa non avesse un talento e un’ energia vitale tanto grandi, da trasformare piatti semplici in miscele esplosive nel palato. E’ lei la “domina” di questa piccola, graziosa osteria, che si trova nel pieno centro della città non appena giri l’angolo in una traversa del corso principale. E’ una donna vulcano, non si ferma mai. Trova ogni giorno ispirazione dai prodotti, che segreti fornitori del territorio le offrono, come, ad esempio, i ceci neri, trapiantati dalle Puglie a Mugnano. Li trovi, e ti lasciano stupito, questi strani legumi dal sapore intenso e selvaggio, in una squisita zuppetta, che si accompagna al pane farcito di carote e menta, quella odorosa e piccante raccolta negli orti di Serino. Questi ceci danno l’avvio al susseguirsi di infiniti antipasti, diversi ogni giorno, a pranzo come a cena: tanti che devi dire basta, altrimenti non riesci a gustare qualcuno dei primi, anche essi tanti, che possono irrompere sul tavolo. Come una lasagnetta di baccalà, tanto buona perché non mortifica affatto il “mussillo” e non lo considera un semplice banale ingrediente. In questa osteria puoi finanche apprezzare le sconosciute virtù della nocciola Mortarella, una qualità delle avellane coltivata in grande quantità nel parco del Partenio. Questo semplice frutto secco si amalgama o contrasta con tutto quanto possa giungere sui fornelli. E’ tempura croccante intorno alle mozzarelline di bufala con crema di ricotta e tartufo; è dispersa negli straccetti di pasta fresca conditi con baccalà e aglio tostato; rompe la morbidezza vellutata all’interno di un soffice panzarotto di patate; è la crosta delle tenerissime, aromatiche costolette di agnello irpino; farcisce un salame di carne di maiale cotto al vapore; accarezza, infine, il trancio della dolce torta mugnanese. Si lasci tutto e si corra in questa Osteria, non dimenticando di prenotare giacché i posti disponibili sono sempre pochi, per scoprire una cucina travolgente come la cuoca. Bastano 25 euro per una esperienza gourmet e 35 per un’avventura gourmand, mentre i vini (ancora pochi e da mettere bene in carta) hanno un costo molto più che onesto.

Tommaso Esposito

mercoledì 27 febbraio 2008

Pallagrello Bianco Castello Ducale


Vino di rara eleganza, di colore giallo paglierino intenso e di notevole consistenza glicerica. Al naso si offre garbato, con un ventaglio di profumi elegantemente dolci, che spaziano dal fruttato con riconoscimenti fragranti di agrumi, ad un floreale molto persistente con note sfumate di ginestra. Il già ricco bouquet è impreziosito da sentori decisi di miele d’acacia e di vaniglia. Al palato è di piacevole fattura gustativa, di buon equilibrio, caldo, con percezione decisa di freschezza e di sapidità, con note aromatiche che si fondono assieme nel finale.

Temperatura di servizio: 12-14°C

Ideale con zuppe e minestre di ortaggi con i primi piatti marinari, gamberi e aragoste.

La vigna del Ventaglio, voluta da Ferdinando IV di Borbone nel 1700 e realizzata dal Vanvitelli, cosiddetta per avere un impianto a semicerchio diviso in nove raggi e quindi 10 settori, posta sul Monte S. Leucio, al lato sinistro della cascata della Reggia di Caserta, in essa furono raccolte 10 varietà di uva del Regno delle Due Sicilie, tra cui il Pallagrello Bianco, detto piedimonte bianco.

Vitigno: Pallagrello bianco

Zona di produzione: Castel Campagnano Alvignanello in provincia di Caserta

Tipo di terreno: Marne esposto a sud-est

Vinificazione: In bianco e temperatura controllata

Degustazione vini 06/03/2008

Giovedì 06/03/2008

La Vineria L'OTTAVINO, Osteria LA LANTERNA di Marco Ferrara e I COPPIERI Distribuzione Vini, presentano il secondo appuntamento del ciclo di degustazione enogastrnomica in compagnia dei produttori di vino presenti nella nostra Cantina.

Secondo appuntamento: CASTELLO DUCALE

A Castel Campagnano, tra Capua e le terre dell'antico Sannio sorgono le cantine di Castello Ducale. Un antico maniero nei cui sotterranei è stata rinvenuta una chiesa paleocristiana dell' XI secolo tappezzata da affreschi tardo bizantini, utilizzata fin dal 1600 quale cantina per la conservazione del vino. Ancora oggi, in queste cavità tufacee del castello, ove la temperatura è sempre di 13° in qualsiasi periodo dell'anno maturano ed invecchiano i pregiati vini dell'azienda. Parteciperanno il titolare e l'enologo della cantina presentando alcuni dei vini prodotti in cantina, il tutto sempre accompagnato dalle raffinate creazioni culinarie della Chef LUISA EVANGELISTA

I vini serviti saranno:
  • Pallagrello bianco del ventaglio
  • Pallagrello nero
  • Contessa Ferrara (aglianico amaro)
  • Meteora (passito di pallagrello)
Menù degustazione:

  • Rotolo di prosciutto di Venticano con anguria
  • Zuppa di acc', patat e baccalà
  • Zuppa di scarola e fagioli
  • Rotolo di borragine
  • Gattò di patate
  • Flan di verza
  • Ricotta soffice ai porcini
  • Fungo al forno in crosta
  • Pera pancettata in delicata di pecorini nostrano
  • Gnocchetti alla grappa con tartufo di mugnano, lardo di colonnata, zucchine e pecorino romano
  • Ricotta e pera
  • Mousse al limone con olio extravergine di oliva
  • Dolce all'aglianico
Buon appetito

lunedì 25 febbraio 2008

Greco di Tufo DOCG Dedicato a Marianna

Sciascinoso DOC Dedicato a Marianna

Falanghina IGT Dedicato a Marianna

Taurasi DOCG Dedicato a Marianna

Merlot Ritratti La Vis


Trentino Doc

Il Merlot “Ritratti” è coltivato secondo i canoni del “Progetto Qualità”, nei vigneti collinari dei Sorni e di Lavis.
Di colore rosso scuro fitto, fra il rubino ed il bordeaux, con sfumature verso il viola vivace, all’olfatto risulta subito intenso e speziato di vaniglia dolce ed ampio di frutta ancora un po’ fresca. Questa anticipa le sensazioni più tipiche del Merlot, leggermente di erba tagliata e di spezie verdi. L’approccio al palato è di un vino pieno ed avvolgente, di corpo robusto e dal gusto intenso e persistente. Le componenti calde ed alcoliche, si legano con la dolcezza dei tannini, creando un amalgama dolce e possente, con retroolfazione di cioccolata e caffè, di amarena e liquirizia. Vino che esprime forza, calore ed una morbidezza d’insieme, che ne affermano il livello internazionale.

Pinot Nero Ritratti La Vis



Trentino Doc

Il Pinot Nero, vitigno originario della Borgogna, è coltivato da molti anni in Trentino sia per produrre vini base spumante che vini tranquilli. Il Pinot Nero “Ritratti”, prodotto nei vigneti collinari delle località di Giovo, Pressano e Meano, secondo i canoni del “Progetto Qualità” ha il colore rubino vivace delle ciliegie mature. Nel profumo si esaltano sensazioni primarie di piccola frutta di bosco, sostenute da quelle più complesse date dall’affinamento nel legno, creando così un bouquet ampio e persistente. In bocca si apprezza la schiettezza e la longevità di questo vino con sapori leggermente tannici di ciliegie amarene selvatiche.

Nero D'Avola Galhasi Foraci


Tipo di vino : Rosso
Varietà delle uve: Nero D'Avola
Classificazione: I.G.T.
Area di produzione: Mazaro del Vallo (TP)
Resa per ettari ( in quintali) : 90
Altitudine: 150 slm
Impianto: Spalliera, Guyot
Densità dei ceppi: 5000
Periodo di vendemmia: 1-10 Ottobre
Vinificazione: Lunga macerazione delle uve e fermentazione a temperatura controllata, con breve passaggio in barrique e affinamento in botte
Fermentazione: In acciaio
Durata fermentazione: 12-15 gg
Grado Alcolico: 13,5%
Colore: Rosso rubino
Profumo: Intenso e complesso con evidenti note di liquirizia, vaniglia e frutti rossi, ben armonizzati dall'affinamento in botte
Palato: Deciso, pieno, giustamente tannico ed equilibrato
Temperatura di servizio: 15-18°
Abbinamenti gastronomici: Formaggi stagionati, carne rossa e tagliata di manzo

Bue Apis Cantina del Taburno


BUE APIS

Il Bue Apis � prodotto esclusivamente con uve di Aglianico provenienti da una vigna centenaria ubicata in contrada "Pantanella" a circa 100 metri dalla Cantina del Taburno. Questa vigna testimonia l'antica presenza dell'Aglianico alle pendici del Monte Taburno. La vinificazione in purezza dell'uva da essa ottenuta, clone originario del cosiddetto Aglianico amaro, � uno dei percorsi che la Cantina del Taburno ha intrapreso per valorizzare le straordinarie potenzialit� di questo antico vitigno.
Zona di produzione:
terreni ricadenti nell'area di produzione D.O.C. Taburno
Esposizione e altimetria:
terreni collinari a 350 metri s.l.m. esposti a sud-est
Tipologia del terreno:
marne argillose calcaree
Sistema di allevamento:
raggiera libera
Epoca di vendemmia:
prima decade di novembre, conduzione del raccolto manuale
Tecnica di vinificazione:
Le uve raccolte al momento della loro completa maturazione, dopo diraspatura e pigiatura vengono sottoposte a fermentazione con macerazione di 40 giorni.
Modalit� e affinamento preimbotigliamento:
18 mesi in barriques nuove di rovere
Caratteristiche organolettiche:
Il colore � rosso porpora. L'odore ricorda le more ed il ribes nero. Al gusto pieno ed equilibrato con tannini fusi ed un finale lungo di caff� tostato, tabacco e spezie.

Mondaresca Rosso Veneto igt La di Motte


VITIGNO: Cabernet Sauvignon e Merlot

DENOMINAZIONE: IGT

AREA DI PRODUZIONE/ORIGINE: Motta di Livenza (TV)

VINIFICAZIONE: L'uva subisce la tradizionale vinificazione in rosso; la macerazione dura minimo 15 giorni ad una temperatura controllata non superiore ai 25°C. Vengono utilizzati lieviti e batteri selezionati. La maturazione avviene in barriques di rovere francese.

VENDEMMIA: Seconda metà di settembre

PERIODO DI CONSERVAZIONE: Se conservato correttamente, questo vino può "durare" 8-10 anni dopo l'imbottigliamento

CONTENUTO ALCOLICO:
13% Vol.

ACIDITA' TOTALE (come acido tartarico): 5.5 g/l

RESIDUO ZUCCHERINO: 3 g/l

CARATTERISTICHE ORGANOLETTICHE: Quando Cabernet Sauvignon e Merlot, vini purpurei, istintivi, importanti e con personalità, sono fatti maturare in proporzioni giuste e in piccole botti di rovere di ottima stagionatura, gli aromi varietali, fruttati evolvono in sentori di piccola frutta matura che si compenetrano con le note di frutta secca tostata e vaniglia ceduti dal legno. I tannini maturi della bacca ed i tannini del rovere, nel tempo, diventano rotondi. Il colore tende al granato.

Al palato, queste sensazioni si espandono e si amalgamano con la forza del vino creando eccellente equilibrio tra struttura e componente aromatica.

ABBINAMENTI GASTRONOMICI: Arrosti di carne bianche, rosse e bolliti.

TEMPERATURA DI SERVIZIO: 16° - 18° servizio

"Jugero" Cabernet Sauvignon Piave DOC La di Motte


VITIGNO: Cabernet Sauvignon

DENOMINAZIONE: PiaveDOC

AREA DI PRODUZIONE/ORIGINE: Motta di Livenza (TV)

VINIFICAZIONE: L'uva subisce la tradizionale vinificazione in rosso; la macerazione dura minimo 15 giorni ad una temperatura controllata non superiore ai 25°C. Vengono utilizzati lieviti e batteri selezionati. La maturazione avviene in barriques di rovere francese.

VENDEMMIA: Fine settembre

PERIODO DI CONSERVAZIONE: Se conservato correttamente, questo vino può "durare" 8-10 anni dopo l'imbottigliamento

CONTENUTO ALCOLICO:
13% Vol.

ACIDITA' TOTALE (come acido tartarico): 5.5 g/l

RESIDUO ZUCCHERINO: 3 g/l

CARATTERISTICHE ORGANOLETTICHE: Gli aromi varietali e fruttati del Cabernet Sauvignon durante l'invecchiamento perdono la vinosità quasi dispettosa ed evolvono in sensazioni olfattive più complesse di frutta sovramatura che si armonizzano con le componenti aromatiche del vino. Anche il colore perde gli eccessi e tende verso riflessi ambrati. Per sedimentazione dei tannini e riduzione dell'acidità, cresce l'effetto di struttura e spessore e la morbidezza acquisita induce sensazioni di appagamento degustativo per raggiunto equilibrio.

ABBINAMENTI GASTRONOMICI: Si presta ad accompagnare tutti i piatti a base di carne, cacciagione e formaggi di media-lunga stagionatura

TEMPERATURA DI SERVIZIO: 16° - 18° servizio

Cabernet Sauvignon Piave DOC La di Motte




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Cabernet Sauvignon Piave DOC

VITIGNO: 100% Cabernet Sauvignon

DENOMINAZIONE: DOC

AREA DI PRODUZIONE/ORIGINE: Motta di Livenza (TV)

VINIFICAZIONE: La vinificazione è fatta con il tradizionale sistema a "cappello sommerso", attuando tutti quegli accorgimenti che consentono l'estrazione dei tannini nobili e il meglio delle caratteristiche varietali che poi, in fase di affinamento in vasi vinari in acciaio e in bottiglia, si evolvono raggiungendo i più elevati livelli. La macerazione dura 12-15 giorni ad una temperatura controllata non superiore ai 26°C.

VENDEMMIA: Terza decade di settembre

PERIODO DI CONSERVAZIONE: Se conservato correttamente, questo vino può "durare" 5-6 anni dopo l'imbottigliamento

CONTENUTO ALCOLICO:
12,5% Vol.

ACIDITA' TOTALE (come acido tartarico): 5.5 g/l

RESIDUO ZUCCHERINO: 3 g/l

CARATTERISTICHE ORGANOLETTICHE: E' uno dei vini più importanti della zona del Piave. Nasce pieno di corpo, asciutto, di un colore rosso rubino intenso, soprattutto quando la macerazione dell'uva avviene per tempi lunghi. E' ricco in tannini, dunque è vino da invecchiamento. Nel tempo perde le note di erbaceo, si affina , diventa elegante, vellutato, spiccano gli aromi di lampone e fragola matura, i riflessi del colore tendono all'ambrato; il bouquet complesso diventa coinvolgente.

ABBINAMENTI GASTRONOMICI: E' un vino che si adatta alle portate più impegnative del pranzo, in modo particolare agli arrosti di maiale, le costate di manzo e alla cacciagione in genere.
Ottimo con i formaggi stagionati a pasta dura

TEMPERATURA DI SERVIZIO: 16°-18° servizio


Cummerse Rosso di Puglia igt Cantina del Locorotondo

Denominazione:
Rosso di Puglia - Indicazione Geografica Tipica.

Zona di produzione:
Colline della Murgia a Nord di Locorotondo.

Età dei vigneti:
15 anni.

Tipologia del terreno:
Terreni di natura argillosi-calcarei situati in media collina.

Sistemi di coltivazione:
Tendone e spalliera.

Vitigni utilizzati:
Aglianico, Uva di Troia e Cabernet Sauvignon.

N. di ceppi per ettaro:
Mediamente n° 3.500 piante.

Resa di uva per ettaro:
Kg. 14.000.

Resa in vino per 100 kg di uva:
Litri 70.

Epoca di vendemmia:
2ª - 3ª decade di Ottobre.

Vinificazione:
Classica vinificazione in rosso, prolungando il tempo di contatto tra vinacce e mosto, per consentire una maggiore estrazione di sostanze coloranti, aromatiche e tanniche, per far sì che il vino sia ben strutturato per l'invecchiamento. Susseguentemente la vinaccia viene separata dalla parte liquida (mosto-vino). Questo viene svinato in serbatoi di acciaio inox per completare il processo di fermentazione.

Affinamento vino
A fermentazione ultimata, il vino viene separato dalle fecce e conservato in serbatoi di acciaio per il primo anno, susseguentemente completa il suo ciclo di invecchiamento in botti di rovere della Slovenia. In fine viene stabilizzato, filtrato e imbottigliato a freddo.


Esame organolettico:
Colore rosso rubino con riflessi arancio, profumo spiccatamente vinoso, pieno, sapore asciutto, sapido, morbido, armonico, moderatamente tannico, notevole per la robustezza della struttura e l'eleganza del frutto.

Abbinamento gastronomico:
Accompagna egregiamente arrosti selvaggina, formaggi stagionati. Va servito a temperatura di cantina.


Negroamaro Casalia Cantina del Locorotondo

Denominazione:
NEGROAMARO - Indicazione Geografica Tipica "Puglia".

Zona di produzione:
Puglia.

Età dei vigneti:
20 anni.

Tipologia del terreno:
Argilloso-sabbioso.

Sistemi di coltivazione:
Alberello Pugliese.

Vitigni utilizzati:
Negroamaro.

N. di ceppi per ettaro:
4.500 piante.

Resa di uva per ettaro:
12.000 kg. circa

Resa in vino per 100 kg di uva:
Litri 65.

Epoca di vendemmia:
Prima, seconda decade di Settembre.

Vinificazione:
L'uva viene diraspata e messa a macerare negli autovinificatori, periodicamente si effettuano dei rimontaggi per avere una buona estrazione di sostanze coloranti, tanniche ed aromatiche. Ultimata la macerazione il mosto vino viene separato dalle vinacce, e completa la fermentazione in serbatoi di acciaio.

Affinamento vino
A fermentazione ultimata, il vino viene separato dalle fecce e conservato in serbatoi di acciaio per il primo anno (periodicamente viene travasato). Successivamente, viene stabilizzato, filtrato e imbottigliato.


Esame organolettico:
Colore rosso rubino con riflessi arancio, un'equilibrata tannicità, profumo speziato e buona corposità.

Abbinamento gastronomico:
Accompagna egregiamente arrosti, selvaggina, formaggi stagionati. Va servito a temperatura di cantina.